Come accennato nell’articolo dedicato agli esercizi di training autogeno, dopo aver assunto una postura comoda e raggiunto una buona disposizione mentale, possiamo proseguire utilizzando le “formule”. Le formule sono frasi brevi e suggestive, simili ad affermazioni, e sono progettate per essere ripetute mentalmente al fine di concentrare l’attenzione e produrre modificazioni del vissuto interiore.

Come qualsiasi contenuto della mente, la formula è una rappresentazione mentale che, per essere efficace e attivare i processi fisiologici corrispondenti al suo contenuto, deve adattarsi alle modalità peculiari con cui ciascuno di noi percepisce ed elabora le informazioni. L’elaborazione delle informazioni passa infatti attraverso i nostri canali sensoriali e, ciascuno di noi, spesso ne utilizza alcuni in modo preferenziale rispetto ad altri: possono esserci pertanto persone prevalentemente visive, uditive o cinestesiche.

Queste distinzioni hanno una loro rilevanza in quanto le formule possono (e dovrebbero) essere adattate al modo in cui ognuno di noi percepisce ed elabora le informazioni attraverso i propri sensi: una persona prevalentemente visiva trarrà beneficio dal rappresentarsi la formula in termini visivi, ad esempio visualizzandola in forma scritta, utilizzando stili, grandezze e colori in linea con la propria personalità. Una persona uditiva, invece, potrebbe trovare maggiormente utile rappresentarsi la formula attraverso il canale acustico, ripetendosela sotto forma di dialogo interno (che è quella voce che solitamente sentiamo nella nostra mente), magari utilizzando un volume, un tono e un ritmo calmo e possibilmente monotono. Diversamente, per una persona prevalentemente cinestesica potrebbe risultare facilitante entrare a contatto direttamente con la parte del corpo su cui si incentra la formula accogliendo l'intensità con cui determinate sensazioni possono essere presenti, lo spazio che occupano, ecc. Ci sono poi talune persone, che Schultz definiva come "tipi misti" che, non avendo un sistema rappresentazionale prevalente (ma basando le loro percezioni su un mix di canali sensoriali), possono rappresentarsi le formule utilizzando più sistemi contemporaneamente, o passando dall’uno all’altro nell’arco della stessa esperienza o in sessioni diverse del training. Di contro, se chiediamo a una persona con un sistema rappresentazionale prevalentemente uditivo di osservare con gli occhi della mente la formula in forma scritta, egli potrebbe “vedere” tutto nero e renderemmo così meno efficace l’elaborazione dell’informazione e di conseguenza l’allenamento (che rischierebbe di diventare frustrante).

Dopo aver delineato a grandi linee il come rappresentarsi le formule, proseguiamo con il definire il quanto, ossia la loro ripetizione mentale. Schultz e i suoi seguaci consigliano di ripetere per 5 o 6 volte ciascuna nuova formula che ci apprestiamo ad inserire con il progredire del training. Analogamente a quanto avviene in alcune pratiche meditative, possiamo utilizzare la formula ogniqualvolta ci accorgiamo che l’attenzione ha iniziato a vagare o che ci stiamo distraendo: in questo modo favoriremo la stabilità della concentrazione e l'approfondimento dell'esperienza. 

Prima di concludere, andiamo ora a delineare i meccanismi psicologici attraverso i quali le formule producono i loro effetti. Il meccanismo principale è l’autosuggestione, ossia la capacità della mente di influenzare sé stessa e il corpo canalizzando e direzionando l'attenzione verso specifici oggetti, pensieri, sensazioni o attività: quando concentriamo la nostra attenzione, stiamo di fatto canalizzando la nostra energia mentale in una determinata direzione, potenziando così la nostra capacità di processare e reagire a ciò su cui ci focalizziamo. Tale processo è noto con il nome di attenzione selettiva: se da un lato concentrando la nostra attenzione stiamo allocando più risorse cognitive per elaborare una informazione specifica, dall’altro la nostra mente funziona come un filtro, selezionando informazioni rilevanti e ignorando quelle meno rilevanti. In altre parole, concentrandoci su un particolare aspetto dell'esperienza, ad esempio una sensazione, ne aumentiamo l'importanza cognitiva rendendola prominente nella nostra percezione.

Per esempio, concentrandoci sulla formula “il braccio destro (o sinistro) è pesante”, gradualmente le sensazioni provenienti dal braccio in questione diverranno predominanti rispetto a quelle provenienti dal resto del corpo. Anche se all'inizio potremmo non avvertire distintamente e da subito una sensazione di pesantezza, rimanendo focalizzati sulla formula andremo gradualmente a modulare la connettività funzionale del nostro cervello, intensificando l'attività delle aree cerebrali legate all'elaborazione di quel particolare stimolo. Progressivamente, proseguendo con il training, sessione dopo sessione, sempre più risorse neurali verranno dedicate a processare il contenuto di quella formula, facilitando così l'emergere spontaneo - e autogeno - di quella specifica sensazione in tempi sempre più ridotti.

 

keyboard_arrow_up