Tra le varie metodologie utilizzate per raggiungere o recuperare uno stato di benessere, il training autogeno si è dimostrato un approccio valido ed efficace: esso è stato oggetto di un gran numero di ricerche condotte da autorevoli studiosi che hanno dimostrato, con metodo sperimentale, i benefici che normalmente vengono osservati e riferiti dai partecipanti ai corsi.
Nonostante il nostro obiettivo in questa sede non sia quello di essere esaustivi, riteniamo comunque che una sintetica descrizione degli effetti benefici del training possa essere utile al fine di comprendere la natura e le potenzialità del metodo (soprattutto se questo viene appreso avvalendosi della guida di un professionista esperto). Iniziamo quindi con il considerare quanto riportato da Johannes Heinrich Schultz in merito agli effetti che si presentano più frequentemente praticando il training autogeno. In estrema sintesi, l’Autore riferisce:
- Un più profondo e rapido recupero di energie
- Autoinduzione di calma
- Autoregolazione di funzioni corporee altrimenti involontarie
- Miglioramento delle prestazioni
- Diminuzione della percezione del dolore
- Autodeterminazione
- Introspezione e autocontrollo
In altre parole, sviluppando la capacità di osservare e stare con quanto accade dentro di noi, attimo dopo attimo, il training agevola una maggior flessibilità di risposta agli eventi stressanti della vita quotidiana e una condizione di armonia ed equilibrio con noi stessi e con l' ambiente, condizione che ci consente di raggiungere e mantenere uno stato di benessere psicofisico.
Per benessere psicofisico intendiamo un aspetto fondamentale della nostra vita: esso è il risultato di una complessa interazione tra condizione fisica e condizione emotivo-affettiva, è il frutto della sintesi di tutte le sensazioni (non sempre coscienti) che, in un dato momento, provengono dal nostro corpo e del modo in cui le avvertiamo e ci relazioniamo ad esse.
Il benessere è generalmente associato a sensazioni di vigore, rilassamento e apertura mentre, il malessere, lo è a sensazioni di tensione, contrazione o stanchezza. Vivere in uno stato di equilibrio mentale ed emotivo può avere un impatto significativo sulla nostra salute generale e sulla qualità della vita. Molte persone vivono stati di ansia, irrequietezza, depressione, perdita della gioia di vivere o problemi col sonno: questi fattori costituiscono importanti campanelli d'allarme che stanno a indicare una condizione di sovraccarico da stress del nostro organismo. Il training autogeno è stato ampiamente studiato, nell'arco di quasi un secolo di storia, anche in relazione a queste problematiche.
Numerose ricerche dimostrano, ad esempio, come il training aiuti le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e a gestirle in modo più efficace. Attraverso la pratica del rilassamento e della concentrazione infatti, è possibile sviluppare una maggiore capacità di regolare emozioni "negative" come l'ansia, la rabbia o la tristezza, e promuovere uno stato emotivo più equilibrato e positivo. Gli studi condotti da Meares e collaboratori (2005) o quelli svolti da Schmid e Aldridge (2011), ad esempio, vanno proprio in questa direzione dimostrando come il training autogeno sia associato a un aumento del benessere emotivo in quanto favorisce la riduzione dei sintomi depressivi e un miglioramento nella sensazione di autocontrollo sulla propria vita anche in pazienti affetti da disturbi dell'umore. Altre ricerche invece chiariscono in che modo il training autogeno agevoli la gestione dell'ansia (Luthe ,1969) o migliori la durata e la qualità del sonno (Zamarra e collaboratori, 2001) in pazienti con problemi di insonnia.
Molte ricerche, inoltre, si sono focalizzate sulle problematiche più o meno direttamente correlate con lo stress.
Laddove uno studio condotto da Lewith e collaboratori (2005) ha dimostrato la riduzione dei livelli di cortisolo – l'ormone dello stress – attraverso la pratica del training autogeno, altri studi si sono concentrati nello specifico sulla riduzione dei sintomi fisici legati allo stress e ad alcune patologie. Uno studio condotto da Wallis e collaboratori (2007), ad esempio, ha evidenziato la riduzione dei sintomi digestivi (mal di stomaco e sensazione di pesantezza) in partecipanti ai corsi di training autogeno con disturbi gastrointestinali laddove, le ricerche condotte da Bowman e Ponsford (2013), registrano invece un miglioramento della qualità della vita in pazienti affetti da fibromialgia attraverso la riduzione del dolore cronico.
Oltre a ciò, anche i disturbi psicosomatici, che combinano sintomi fisici e fattori psicologici, possano trarre beneficio dalla pratica del training autogeno. Lo studio di Kemper e collaboratori (2018) dimostra come il training autogeno favorisca la riduzione dei sintomi fisici associati a disturbi come l'emicrania, l'asma, l'ipertensione e le ulcere. L'effetto rilassante del training autogeno può infatti aiutare a ridurre la tensione muscolare, migliorare la circolazione sanguigna e promuovere il recupero generale del corpo.
Altro aspetto importante da annoverare tra i benefici riguarda le modalità attraverso le quali il training autogeno stimola la creatività e favorisce la concentrazione: attraverso l'induzione di uno stato di rilassamento profondo, si può agevolare la liberazione delle idee creative e migliorare la capacità di focalizzarsi su un compito specifico. Questo può essere particolarmente utile per artisti, scrittori o professionisti che richiedono un elevato grado di creatività e concentrazione nel loro lavoro. Alcuni studi, ad esempio, hanno indagato gli effetti del training autogeno sulle prestazioni cognitive: uno studio condotto da Suedfeld e collaboratori (2003) ha dimostrato che il training autogeno può migliorare la concentrazione e la memoria a breve termine. I partecipanti che hanno praticato il training autogeno hanno mostrato un aumento delle prestazioni in compiti che richiedevano attenzione sostenuta e memoria di lavoro. Grazie a ciò, il training autogeno è spesso utilizzato anche come strumento per migliorare le performance sportive: studi condotti da autori come Ehrlenspiel e collaboratori (2012) hanno dimostrato che l'uso del training autogeno, oltre a favorire la concentrazione e la gestione dello stress, può contribuire a migliorare la performance atletica. Gli atleti che integrano il training autogeno nella loro preparazione mentale possono ottenere benefici come una maggiore resistenza mentale, una migliore focalizzazione e una riduzione dell'ansia pre-gara.
Concludendo: dopo aver descritto a grandi linee i potenziali benefici del training autogeno, è utile sottolineare alcuni aspetti, o limiti. Il primo riguarda il fatto che il metodo richiede pratica e costanza per ottenere risultati validi. Il secondo è che, nonostante i numerosi benefici associati a questa pratica (tra cui la riduzione dello stress e dell'ansia, il miglioramento del sonno, la promozione del benessere emotivo, il potenziamento delle prestazioni cognitive e la riduzione dei sintomi fisici legati allo stress e ad alcune patologie) esso non rappresenta la panacea di tutti i mali. Laddove il “sintomo” fosse profondamente radicato nella storia, nella personalità o nel contesto relazionale dell’individuo, il training autogeno potrebbe alleviare gli effetti ma non essere sufficiente, da solo, a risolvere il problema. In tali casi il training autogeno può utilmente affiancare (o essere parte integrante) di un percorso psicoterapeutico.